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EPBD – LA DIRETTIVA CASA GREEN SPIEGATA PUNTO PER PUNTO

 

  1. Cos’è l’EPBD?

L’Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) è una direttiva riguardante l’efficientamento energetico degli edifici, la cui prima versione entrò in vigore nel 2010 (2010/31/EU). Alla luce delle ambizioni climatiche della Commissione, questa direttiva è stata rivista dalla Commissione con nuovi obiettivi più stringenti e di più breve periodo. A seguito della pubblicazione del testo della Commissione, il Parlamento ed il Consiglio hanno elaborato e votato un proprio testo dell’EPBD.

La Lega ha preparato una mozione da presentare nei consigli comunali per fermare questa direttiva e far sentire la voce del territorio!

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  1. Quali sono gli obiettivi dell’EPBD? 

L’EPBD riflette gli obiettivi strategici dell’Unione Europea di raggiungere le emissioni zero entro il 2050 e il Fit for 55% (riduzione del 55% delle emissioni, rispetto a quelle del 1990, entro il 2030). Con questa direttiva si punta a ristrutturare milioni di edifici in Europa, rendendoli meno inquinanti e più efficienti dal punto di vista energetico (con una conseguente riduzione delle emissioni di gas serra)

 

  1. Perché una direttiva per ridurre il consumo energetico degli edifici?

Gli edifici, in base ai più recenti dati forniti dalla Commissione europea, sono responsabili delle emissioni del 36% dei gas ad effetto serra nell’Unione e del consumo totale del 40% dell’energia dell’UE. 

 

  1. Quali sono i punti salienti dell’EPBD?

L’EPBD è composto da 35 articoli, che stabiliscono le nuove norme e le scadenze per le ristrutturazioni degli edifici.

Gli articoli più rilevanti della direttiva sono l’art. 7, che prevede l’obbligo di costruire solo edifici ad emissioni zero (dal 2026 per gli edifici pubblici, dal 2028, per quelli privati); l’art. 9, che stabilisce le classi energetiche da raggiungere per tutti gli edifici esistenti e le relative deadlines (per gli edifici pubblici la classe E entro il 2027 e la classe D entro il 2030; per gli edifici privati la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033); l’art. 12, che impone sia agli edifici esistenti sia a quelli in costruzione precisi standard architettonici quali il precablaggio dei posti auto, nuovi parcheggi per le biciclette e almeno una colonnina di ricarica ogni cinque parcheggi per le bici; l’art. 15, che dispone l’utilizzo di fondi europei per le ristrutturazioni quali il PNRR, il Social Climate Fund e i fondi di coesione; l’art. 16, che dispone un nuovo sistema di calcolo per gli APE ed una riduzione della loro durata da 10 a 5 anni.

 

  1. Chi finanzierà i lavori per raggiungere gli obiettivi?

L’Unione Europea vorrebbe finanziare queste ristrutturazioni con un mix di fondi europei, investimenti privati e da parte degli Stati membri. All’art. 15 viene esplicitato che l’UE impegnerà fondi del PNRR, fondi di coesione, i fondi del Social Climate Fund, senza tuttavia esplicitare con quale meccanismo e in quale quantità. Al finanziamento di questi lavori, tuttavia, dovrà concorrere anche l’impegno dei bilanci nazionali e dei proprietari di immobili.

 

  1. Ci sono esenzioni?

Il testo del Parlamento prevede delle esenzioni all’art. 5. Non sono vincolati all’efficientamento energetico i luoghi di culto, edifici temporanei, depositi, magazzini, officine, siti industriali, seconde case (ovvero edifici impiegati per meno di 4 mesi all’anno) e proprietà isolate inferiori a 50mq (ad esempio le malghe o le baite). Si tratta di un numero di esenzioni molto limitato.

 

  1. È una soluzione sostenibile per la disponibilità di capacità industriale, manodopera e materie prime del settore edile italiano?

Con le tempistiche ristrette imposte dal testo del Parlamento, è impossibile pensare che gli obiettivi siano raggiungibili, nonostante le esenzioni previste. Basti considerare che il Superbonus 110%, in tre anni di vita, ha portato alla ristrutturazione di solo 372mila immobili (gennaio 2023), mentre l’ENEA stima in circa 7 milioni e mezzo gli edifici residenziali italiani appartenenti alle classi G e F. Inoltre, il settore dell’edilizia soffre di una cronica mancanza di manodopera, sia qualificata che non. Il Presidente di ANCE Piemonte e Valle d’Aosta, Paola Malabaila, ha di recente lanciato un allarme per il settore: manca la metà dei lavoratori richiesti. Infine, come avvenuto per il superbonus, si assisterebbe ad un ennesimo aumento dei costi delle materie prime e contemporanea scarsità, dovuta al fatto che diversi materiali fondamentali per le tecnologie più green vengono importati dalla Cina (terre rare su tutti).

 

  1. L’EPBD è già legge?

Il testo della direttiva è stato approvato dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023, coi voti favorevoli di PD, 5 Stelle e Verdi, ma non è ancora legge. A seguito di questo voto, è iniziato un negoziato tra Commissione, Consiglio e Parlamento (il cosiddetto “trilogo”) per arrivare ad un testo condiviso. Ci sono ancora per possibilità di cambiare questa direttiva nei negoziati futuri.

 

  1. Cosa succede se l’Italia non aderisce all’EPBD?

In caso di mancato adempimento alla direttiva, l’Italia si troverebbe in procedura di infrazione. Per quanto riguarda i singoli cittadini inadempienti in possesso di immobili con classi energetiche basse, invece, non sarebbero sanzionati direttamente ma, di fatto, con l’entrata in vigore dell’obbligo di ristrutturazione, il loro immobile perderebbe immediatamente di valore: sarebbe di fatto una sanzione indiretta.

L’IMPATTO SULLA VITA DI TUTTI I GIORNI

a. Quanto costerà alle famiglie italiane?

Per quanto sia difficile una stima accurata dei costi che i singoli cittadini avrebbero in caso di ristrutturazione, la stima media di un salto di due classi (dalla G alla E) di una casa singola di 100mq è di una cifra tra i 20.000 e i 40.000 euro.

b. Questa direttiva avrà un impatto sui mutui?

Considerando la perdita di valore sugli immobili appartenenti alle classi energetiche più basse, c’è il concreto rischio di una revisione dei mutui già in essere a svantaggio dei possessori di immobili. All’art. 15, l’EPBD prevede un sistema per incentivare le banche e gli istituti creditizi, definito “norme di portafoglio ipotecario”, ad investire nelle ristrutturazioni e nelle case green.

c. Cosa si dice sulle case popolari?

Per quanto riguarda gli alloggi popolari, solitamente in classi energetiche basse, all’art. 9 l’EPBD prevede solo un’esenzione temporanea (solo fino al 2037), al massimo per il 22% degli edifici rientranti in questa categoria, laddove i lavori di ristrutturazione non siano neutri in termini di costi o causino aumenti degli affitti per gli inquilini. Si tratta di un’esenzione temporanea e limitata, che obbliga a dimostrare per qualunque edificio che le ristrutturazioni “non sono neutre in termini di costo”.

d. Come saranno interessati i Comuni dall’EPBD?

Nel testo dell’EPBD si fa esplicita menzione (considerando 55) del coinvolgimento e della consultazione degli enti regionali e locali nel processo di ristrutturazione, senza tuttavia che ne venga fornito un quadro complessivo. La cooperazione tra gli Stati membri e le autorità locali è esplicitamente prevista (art. 15 bis) per l’istituzione degli sportelli unici per l’efficienza energetica nell’edilizia sul territorio nazionale.

e. Sarà obbligatorio installare i pannelli solari?

L’art. 9a prevede l’obbligo di installare su tutti gli edifici dei pannelli solari, laddove sia tecnicamente, funzionalmente ed economicamente idoneo, con le seguenti scadenze: entro il 31 dicembre 2026 su tutti gli edifici pubblici non residenziali; entro il 31 dicembre 2028 su tutti gli edifici pubblici residenziali; entro il 31 dicembre 2032, su tutti gli altri edifici. Di fatto, per non incorrere in quest’obbligo, bisogna dimostrare che il proprio edifico non è tecnicamente, funzionalmente ed economicamente idoneo per l’installazione.

f. Cosa viene stabilito per l’APE?

L’EPBD, all’art. 16, prevede sia un nuovo sistema di calcolo dell’APE più armonizzato a livello europeo che verrà definito dalla Commissione entro il 2025, sia un dimezzamento della sua durata, da 10 a 5 anni. Tuttavia, la durata di 5 anni è prevista solo per le classi energetiche dalla D in giù, mentre per le classi A+, A, B e C rimarrà una validità di 10 anni. Ciò crea un’evidente problematica per i possessori di immobili con classi più basse, costretti a dover far certificare il proprio immobile più spesso.

Per approfondire:
Le cifre che dovranno pagare le famiglie per ristrutturare casa: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/case-green-interventi-18-milioni-edifici-chi-deve-fare-costi-risparmi/983c7bbc-c26e-11ed-b2d4-71b1e6158fab-va.shtml

Rischi per la mancanza di manodopera: https://www.lapresse.it/economia/2023/01/10/edilizia-allarme-ance-su-manodopera-ne-manca-la-meta/ https://www.ilsole24ore.com/art/edilizia-manca-manodopera-fuga-600mila-addetti-AEIWcJZB

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